Chi mi conosce o mi segue attraverso le pagine di questo blog sa che sono un lettore compulsivo.
Compro più libri di quanti riesca a leggerne. È più forte di me, non posso farne a meno.
Vado a caccia di stimoli seguendo il filo della curiosità e delle mie passioni.
E qualche volta capita che siano i libri a trovare me, tendendomi delle (piacevoli) imboscate. È questo il caso di Contro il self help, di Svend Brinkmann.
Non lo stavo cercando. È stato lui a trovarmi. E non ho saputo resistere alla provocazione lanciata da un titolo così intrigante e, soprattutto, dal sottotitolo: Come resistere alla mania di migliorarsi.
In seguito al successo del libro, Brinkmann – che fa il professore di Psicologia all’Università di Aalborg, in Danimarca – è diventato piuttosto famoso. Oggi è un anti-guru molto richiesto. E presto capirete perché.
Se la modernità liquida fa acqua da tutte le parti
Siamo figlie e figli della modernità liquida.
Viviamo in un’epoca in cui stare fermi è il peggiore dei peccati.
La velocità con cui facciamo qualsiasi cosa aumenta in continuazione e investe ogni ambito della nostra vita: andiamo al fast-food, i nostri appuntamenti sono lampo, facciamo micro-sonnellini e la terapia dev’essere rigorosamente breve. Da mezzo per fare cose, la velocità è diventata un fine in sé.
Nella cultura dell’accelerazione chi si ferma è fuori luogo: la mobilità vince sulla stabilità.
L’invito è alla sperimentazione continua, nel lavoro così come nella vita privata. L’aspetto positivo è che siamo tutti invitati a liberare il nostro potenziale. Il risvolto negativo è che molti si convincono che il successo – e persino la guarigione da malattie come il cancro – dipenda esclusivamente dal proprio volere: se non ce la fai, in fondo, è colpa tua. Non ti sei impegnato abbastanza. Perché volere è potere.
Se la performance e lo sviluppo continuo diventano la chiave del successo, ecco spuntare come funghi coach, terapeuti, esperti di crescita personale e maestri di pensiero positivo pronti a renderci esperti nella gestione del cambiamento.
In un mondo così concentrato sul breve termine, è ancora possibile fare progetti a lungo termine?
7 consigli per resistere alla smania di autoiuto
Brinkmann non solo crede che sia possibile, ma è anche convinto che sia giusto farlo.
E per riuscirci distilla un antidoto al mantra dell’autoiuto, invitando il lettore a trovare un punto fermo, resistendo alla smania di superare continuamente nuovi ostacoli.
Lo fa attingendo a piene mani alla filosofia degli stoici, in cui cerca (e trova) risposte alternative alle sfide della vita moderna:
alla visualizzazione positiva oppone la visualizzazione negativa, all’epopea dell’opportunità la consapevolezza e l’apprezzamento per i propri limiti, al culto delle emozioni l’autodisciplina, alla paura della morte il vantaggio che regala – giorno dopo giorno – la consapevolezza del nostro essere mortali.
L’antidoto che Brinkmann offre in Contro il self help è tanto semplice quanto brillante. Ed estremamente pratico.
L’autore – facendo il verso ad alcuni celebri manuali di autoaiuto (che iniziano con “le 7 regole…”, “i 7 pilastri…”, “le 7 leggi…”) lo riassume, provocatoriamente, in 7 passaggi chiave che ciascuno può mettere in pratica per contrastare la filosofia del successo ad ogni costo.
1. Smetti di guardarti l’ombelico
I medici lo chiamano il paradosso della salute: più aiuto ricevono i pazienti, più facilmente si faranno autodiagnosi e peggio si sentiranno. I guru dell’autoaiuto vi sproneranno a basare le vostre decisioni su ciò che vi dice la pancia. Resistete. E se imparare a convivere con sé stessi fosse più importante di trovare sé stessi?
2. Concentrati sul negativo
Se passate ogni giorno un po’ di tempo a pensare che la vostra vita potrebbe finire, la apprezzerete di più.
3. Indossa il Cappello del no
Qui il riferimento è ai 6 cappelli per pensare di Edward de Bono. Ne ho parlato in questo video. Solo un robot dice sempre di sì. Esercitatevi a dire “no” – o “ci devo pensare” – almeno 5 volte al giorno.
4. Reprimi i tuoi sentimenti
Privilegiate la dignità a scapito dell’autenticità. Dei 7 consigli questo, per me, è il più problematico. Non sono del tutto d’accordo con l’analisi di Brinckmann. Piuttosto, lo cambierei così: usa le tue emozioni come strumenti di conoscenza. Ne ho parlato in questo articolo.
5. Licenzia il tuo coach
Resistete alla “coachificazione” della vita. Godetevi quello che la natura e la cultura vi offrono. Fate un pic-nic e andate a vedere una mostra una volta al mese. Con il vostro ex coach, se volete.
6. Leggi un romanzo, non un libro di autoaiuto o una biografia
I manuali di autoaiuto e le biografie cercano di convincerci che abbiamo il pieno controllo delle nostre vite. E che, se non realizzeremo le loro promesse di felicità, ricchezza e salute, in fondo, è solo colpa nostra. I romanzi invece aiutano a capire che la vita umana è complessa e non può essere controllata. Leggetene uno al mese.
7. Soffermati sul passato
La cultura dell’accelerazione si occupa soltanto del futuro e, qualche volta, del presente. L’idea di progresso, però, è piuttosto recente. Ha solo qualche centinaio di anni e – quando il progresso è cieco e incontrollato – può essere distruttiva. Alcune cose si ripetono. Anche gli errori. Osservare il passato può aiutare a capirli. E, si spera, a smettere di ripeterli.
Sono d’accordo con tutto quello che scrive Brinkmann? No, nient’affatto.
Alcune sue riflessioni, così come alcuni suoi attacchi (ad esempio, la violenta invettiva contro le ricerche di Otto Scharmer) mi lasciano piuttosto perplesso e mi scatenano diversi anticorpi.
Tuttavia trovo che Contro il self help. Come resistere alla mania di migliorarsi sia un saggio lucido, sagace e ben scritto, che ha il grande pregio di aiutare il lettore a riflettere sulle contraddizioni della nostra epoca invitandolo a coltivare il dubbio: l’unico antidoto possibile alle ideologie dominanti. Di qualsiasi tipo.
PER APPROFONDIRE